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«Punturine» di bellezza
con brutte sorprese

Prima indagine italiana sui filler antirughe. Quanti e quali sono gli effetti indesiderati

 

(Grazia Neri)
(Grazia Neri)

MILANO - Leviga qui, riempi di là, spiana la rughetta, ridefinisci il contorno delle labbra: in Italia è filler-mania. Le «punturine» per fare un ritocco «light» al viso non conoscono crisi. Ma la punturina non andrebbe fatta tanto a cuor leggero. Secondo i dati raccolti dal Centro Interuniversitario di Dermatologia Biologica e Psicosomatica di Firenze, su 1500 donne che, dopo un ritocco con filler, si sono rivolte al Centro lamentando effetti collaterali, in un caso su quattro le complicanze erano tali da richiedere l'intervento del medico. L'indagine (benché sia stata condotta non su un campione rappresentativo di tutte le donne che sono ricorse ai filler, ma su pazienti che si presentavano al Centro lamentando fastidi e problemi) per la prima volta fa un po' di chiarezza sui «danni collaterali» dei filler. Al primo posto, tra gli effetti avversi, si presentano i granulomi (dovuti a una rezione di rigetto della pelle che si presenta soprattutto quando si utilizzano filler a più lunga durata), seguiti dalle infezioni batteriche, dalla riaccensione di Herpes e dagli ascessi.

QUALITÀ -«Bisogna precisare che questi eventi avversi si hanno quando si usano filler di scarsa qualità: i dati li abbiamo raccolti su donne arrivate in clinica dopo essersi sottoposte al ritocco in centri estetici non autorizzati o da medici che usano prodotti non certificati - chiarisce Torello Lotti, direttore del Centro fiorentino e presidente SIDeMaST -. Si tratta, ad esempio, di filler per i quali è stato utilizzato materiale non sufficientemente purificato o con conservanti di qualità scadente: basta tenerli a una temperatura non corretta per creare una «miscela esplosiva» per la pelle. Con filler garantiti, invece, i problemi sono molto meno frequenti e per lo più si limitano a piccoli fastidi transitori, come arrossamenti, lividi o dolori nella sede dell'iniezione». Possiamo, allora, tirare un sospiro di sollievo? Non proprio. Il guaio è che se negli Stati Uniti i filler, per poter esser venduti, debbono avere una certificazione dell'FDA (l'ente americano per la sicurezza di farmaci e alimenti) che non la rilascia a cuor leggero, visto che l'ha concessa solo a sette prodotti, in Italia le cose vanno diversamente. I filler, considerati non farmaci, ma "dispositivi medici", possono entrare in commercio senza sottostare alla rigida normativa prevista per i medicinali (il che esclude la sperimentazione e la farmacovigilanza sugli effetti collaterali) e sono molti: oltre 150. Per un giro d'affari che si aggira sui 200 milioni di euro l'anno.

EQUIPARAZIONE A FARMACI - «La SIDeMaST già da tempo ha proposto alle autorità sanitarie che i filler vengano equiparati a farmaci iniettabili, per dare ai pazienti maggiori garanzie sui prodotti» afferma Annalisa Pizzetti dell'Accademia Romana di Dermatologia-ONLUS. Per ora gli appelli sono rimasti inascoltati, così la Società sta prendendo iniziative autonome: nel Lazio, ad esempio, da gennaio, c'è un registro, presso l'Ordine dei medici di Roma, che raccoglie chi dermatologo lo è davvero e ha tutte le carte in regola per praticare procedure estetiche». Ma altrove, come tutelarsi? «I pazienti devono assicurarsi che il medico scelto sia uno specialista dermatologo o chirurgo plastico: basta una domanda all'Ordine dei Medici locale - consiglia Lotti -. Poi, è bene non fidarsi dei prezzi stracciati: il costo di un'iniezione di filler di buona qualità, a seconda delle quantità da impiegare può andare dai 200 agli 800 euro. Chi propone prodotti più a buon mercato difficilmente offre filler garantiti». Sicuro più di quanto si pensi è invece un altro «spianarughe» molto utilizzato: il botulino sul quale pesa il sospetto che possa "migrare" e andare a far danni nel sistema nervoso. Pare che si possa stare (relativamente) tranquilli: nel 2009 in Italia ne sono usate 150.000 fiale senza che si sia manifestato alcun danno almeno permanente. «Gli eventi avversi possono però capitare e sono dovuti a errori di somministrazione. Per fortuna il botulino viene inattivato in tempi relativamente brevi dal nostro organismo per cui non può dare effetti a lungo termine» precisa Lotti. La sicurezza d'uso deriva anche dal fatto che il botulino è considerato, lui sì, un farmaco: «Pertanto è sottoposto a rigidi controlli da parte delle autorità sanitarie - interviene Daniela Marciani dell'Accademia Romana di Dermatologia -. E se viene usato per distendere le rughe di espressione, secondo le linee guida dettate dal Ministero della Salute, è da ritenersi sicuro».

Elena Meli